SCOPRIRE E GUSTARE
Marmellata di Arance Amare di Vallebona
Un prodotto Tipico di Vallebona della nostra amica Pia Viale che ce lo racconta cosi:
Tra le produzioni agricole di Vallebona spiccava un tempo la coltivazione de A sciùra de sitrùn, ovvero il Fior d’arancio amaro.
Non molti anni fa ho scoperto la marmellata di arance amare, che mi è piaciuta oltre misura e che non sapevo esistesse. In questi giorni, “casualmente”, mi sono approvvigionata di tali frutti nel circondario in cui vivo, residui di una coltivazione ormai abbandonata e dimenticata e mi sono attivata tramite il web per fare la mia prima marmellata in assoluto, avendo sentito dire, tra l’altro, che sia abbastanza difficile.
Con l’entusiasmo (e la fortuna) del principiante mi sono messa al lavoro, riflettendo su questa particolarità: le arance amare sono dette pure “arance di Siviglia” vista la grande presenza di questa pianta in quella località e la marmellata relativa non è mai stata né prodotta, né consumata, come tradizione vorrebbe, dalla gente del posto. La stessa cosa è accaduta al mio paese: i sitrùi venivano raccolti e sbucciati per spedire le scorze alle ditte produttrici di canditi o di liquori, ma di marmellata neanche l’ombra.
Ma c’è di più. E’ risaputo che la popolarità di questo alimento è dovuto agli Inglesi, che la chiamano “marmelade”, il che non desta nessuno stupore se non quello che ancora una volta la popolarità di un agrume dipenda da quel popolo, come per i limoni. Tuttavia quel nome, così simile all’italiano “marmellata”, nasce in seguito a questo episodio: un carico di arance spagnole non ritirato nel porto di Aberdeen, in Scozia, diede lo spunto a qualcuno, per non perdere il prodotto, di lavorarle con lo zucchero, ottenendo un composto senza nome che piacque molto ad una nobildonna. Il suo cameriere continuava a chiederle: “More my lady?” (ne vuole ancora?) con quel particolare accento scozzese che portò ad attribuire il nome di marmelade a quella prelibatezza.
La storiella è curiosa, ma ciò che mi ha colpito maggiormente è il fatto che un tempo non sprecavano nulla ed ogni cosa era “sfruttata” in ogni suo possibile utilizzo. Come mai né a Siviglia, né a Vallebona hanno mai pensato di produrre una tale bontà?!?
Pia Viale.